venerdì 19 ottobre 2012

VINCENZO DI MICHELE


Vincenzo Di Michele 
"Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso"

un revisionismo storico
sulla prigionia del duce nel settembre 1943
con nuovi elementi e documenti

con l'autore interrverranno
Giorgio Vitali
Giorgio Prinzi
Guglielmo Quagliarotti
Gian Paolo Pucciarelli
Giuseppe Turrisi
Giovanni Luigi Manco 
(in collegamento via skype da Trieste)

Fiano Romano (Roma)
giovedì 8 novembre 2012
ore 18.15

diretta streaming
    (per chi vuole partecipare all'evento tel. 338.3275925)


Vincenzo Di Michele - Giovanna Canzano


 

Liberazione o cattura di Mussolini?

di Giovanni Luigi Manco
Mussolini finto Prigioniero al Gran Sasso, pubblicato dalle edizioni Curiosando, è un bel libro, scritto da Vincenzo Di Michele e presentato a Roma, la scorsa settimana, dalla dressa Giovanna Canzano. Grazie a dichiarazioni inedite di diversi testimoni oculari, a Campo Imperatore nel settembre del 1943, Di Michele fa luce su aspetti poco chiari della vicenda, come per esempio la presenza di tre soggetti, invitati dal tenente Alberto Faiola, Comandante del nucleo Carabinieri, addetto alla sorveglianza di Mussolini.
Uno di questi, Alfonso Nisi, armentiere di Bracciano, fu successivamente denunciato dal tenente Faiola, per le sue dichiarazioni sulla completa possibilità del Duce di fare “da prigioniero” quanto gli pareva e piaceva: vedere gente, ricevere e inoltrare lettere clandestine. La sorveglianza era del tutto inefficace.
Un posto del tutto insicuro eppure mantenuto benché, a soli 30 minuti di marcia, il rifugio Duca Degli Abruzzi, utilizzato dall’Aereonautica Militare.
Gli addetti alla sorveglianza erano circa 80 tra Poliziotti e Carabinieri. Comandavano le operazioni, l’Ispettore di Polizia Giuseppe Gueli ed il Tenente dei Carabinieri Alberto Faiola. Il maresciallo dei Carabinieri Osvaldo Antichi, nativo di Modena, presiedeva all’incarico della stretta sorveglianza: nessuno oppose resistenza all’esercito tedesco atterrato a Campo Imperatore con gli alianti.
Eppure, il tenente Alberto Faiola, Comandante dei Carabinieri al Gran Sasso, fu encomiato per la sua piena aderenza alle disposizioni impartite. Non si deve però sottacere la questione inerente la turbolenza di quei giorni. Infatti, il periodo tra la seduta del Gran Consiglio e la liberazione di Mussolini a Campo Imperatore, è stato alquanto movimentato; la sfiducia al duce, il suo arresto, il trasferimento all’ isola di Ponza e poi all’ Isola della Maddalena e al Gran Sasso, la proclamazione dell’ armistizio ed infine il colpo di mano dei tedeschi che costringe Mussolini a creare la Repubblica Sociale Italiana. Sulla posizione del Governo Badoglio e del Re riguardo le loro ambiguità è un dato storico pressoché consolidato.
Se in quel, liberate il Duce, fortemente ribadito dal Fuhrer, la propaganda tedesca aveva innalzato l’operazione Eiche, quale estremo tentativo nel cercare di risollevare le sorti di un conflitto bellico peraltro già segnato, nei fatti, occorre necessariamente ribadire a gran voce la totale assenza di reazione dell’esercito italiano. All’incursione partecipa, suo malgrado, un Generale del Corpo di polizia, Fernando Soleti, cond coattivamente a Campo Imperatore. Un espediente per condizionare il comportamento degli agenti di guardia o forse, più p0robabilmente, per gettare fumo negli occhi.
Le considerazioni sono inevitabili: Mussolini è sul Gran Sasso in prigionia o per essere consegnato ai tedeschi in cambio della sicurezza ai Savoia nel loro trasferimento a Pescara e, via mare, a Brindisi?
Per Mussolini non sarebbe stato né il primo né l’ultimo inganno. Tutta l’alleanza italo-tedesca ne è costellata.
Alleanza stipulata solo in seguito ad una studiata minaccia: prima le sanzioni commerciali internazionali, deliberate dalla Società delle Nazioni in seguito alla campagna etiopica e adottate perfino dagli Stati Uniti, che dell’organismo internazionale non fanno parte, quindi la dichiarazione di Hitler sulla disponibilità della Germania a rientrare nella Società delle Nazioni, eventualità, questa, che avrebbe significato per l’Italia il più assoluto isolamento internazionale, la sua completa rovina economica, per cui perfino Ciano, da sempre antitedesco, consiglia Mussolini all’alleanza.
Hitler piega l’Italia con una minaccia e tradisce l’Italia dall’inizio alla fine del sodalizio.
La seconda guerra mondiale inizia a nostra insaputa e continua, in tutte le operazioni belliche, a nostra insaputa. Nessun peso all’assoluta contrarietà di Mussolini all’allargamento del conflitto, alla guerra contro Unione Sovietica. Probabilmente proprio per questo in Germania prima si decideva, si agiva e solo in seguito si informava il governo italiano.
Quando il Gran Consiglio delibera la destituzione di Mussolini lo fa nel suo pieno diritto, quale supremo organo del partito fascista. Vittorio Emanuele III più che imprigionare, confina, si potrebbe dire, Mussolini, prima a Gaeta, poi a Ponza, alla Maddalena, a Bracciano, infine al Gran Sasso; egli stesso, del resto, si “confina” a Brindisi.
Né per il Re né per il capo del Governo erano possibili altre alternative.
Per i tedeschi è un gioco da ragazzi, il 12 settembre 1943, quattro giorni dopo il passaggio ufficiale dell’Italia dalle forze dell’Asse a quelle Alleate, atterrare sul Gran Sasso e “catturare” Mussolini.
Catturare, non liberare Mussolini. De Felice, nella sua documentata ed insuperata biografia del fascismo, documenta e illustra questo aspetto molto chiaramente.
Hitler ha bisogno di Mussolini per legittimare e proteggere le truppe tedesche nel nord Italia, per legittimare l’occupazione, o per essere più precisi, la rapina dell’Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia.
La Repubblica Sociale… Un’effimera repubblica che mai Mussolini avrebbe riconosciuto, mai avrebbe accettato di presiedere, MAI, se non per proteggerci da un inevitabile sentimento di vendetta.
Mussolini, assecondando la volontà tedesca, sceglie consapevolmente la strada del martirio e la continua fino all’orrore di piazzale Loreto.

Articolo letto: 214 volte (13 Novembre 2012)

Vincenzo Di Michele

Guglielmo Quagliarotti - Vincenzo Di Michele

Giorgio Prinzi - Giorgio Vitali - Guglielmo Quagliarotti

Giorgio Prinzi

Giorgio Vitali

Nel 68° anniversario della liberazione di Mussolini al Gran Sasso, Vincenzo Di Michele, presenta la sua ultima novità editoriale con il libro:

 ” Mussolini finto Prigioniero al Gran Sasso”

Nel 68° anniversario della liberazione di Mussolini al Gran Sasso, Vincenzo Di Michele presenta la sua ultima novità editoriale con il libro Mussolini finto Prigioniero al Gran Sasso, editore Curiosando, ISBN – 978- 88-904990-4-3, fotografie e documenti dell’epoca, bibliografia storica e Indice entrambi presenti nella parte sottostante, 224 pagine, formato 17 x 24, Euro 12,00.
Nell’ambito di tale rivisitazione storica, l’autore, rivela verità sconosciute. Grazie alle testimonianze inedite dei pastori abruzzesi e di chi era presente nel settembre 1943 a Campo Imperatore, sono stati accertati e riscontrati avvenimenti storici sinora sconosciuti. Addirittura, è stata menzionata la presenza di tre personaggi nell’albergo di Campo Imperatore invitati proprio dal tenente Alberto Faiola, Comandante del nucleo Carabinieri addetto alla sorveglianza di Mussolini al Gran Sasso. Uno di questi personaggi, Alfonso Nisi, rilasciò persino un’intervista dove dichiarò la sua presenza in quei giorni proprio nell’albergo di Campo Imperatore. Tale notizia – restando peraltro inosservata – fu così riportata ai primi degli anni 60, dalla rivista Storia Illustrata: Che tutto il servizio di sicurezza e di sorveglianza intorno a Mussolini funzionasse bene e severamente – lassù a 2130 metri d’altezza- non si può certo dire. Quelle giornate tra il 28 Agosto e il 12 Settembre hanno avuto anche alcuni strascichi giudiziari per cause intentate dal Tenente Faiola contro Alfonso Nisi, un grosso armentiere di Bracciano ed ex amico dell’Ufficiale, il quale ebbe a dichiarare che Mussolini a Campo Imperatore: poteva fare quel che gli pareva e piaceva, vedere gente, ricevere e inoltrare lettere clandestine, e che, insomma, la sorveglianza non era né stretta né efficace. Sta di Fatto che il Nisi, tanto per dirne una, si trovò presente al momento della liberazione di Mussolini, e che la sua presenza lassù era certamente indebita .
Ed inoltre, non si può non menzionare della concreta possibilità di intraprendere la via di fuga verso il versante teramano portando così il Duce in luoghi più sicuri. Ad esempio, a soli 30 minuti di marcia, c’era il rifugio Duca Degli Abruzzi tra l’altro proprio in uso all’Aereonautica Militare o anche il Rifugio Garibaldi.
Gli addetti alla sorveglianza erano circa 80 tra Poliziotti e Carabinieri.
Comandavano le operazioni, l’Ispettore di Polizia Giuseppe Gueli ed il Tenente dei Carabinieri Alberto Faiola.
L’appartamento destinato a Mussolini era il numero 201, al secondo piano, composto da: camera, salottino e bagno con finestre che aprivano sul davanti dell’albergo e un ambiente separato e contiguo, destinato ai custodi personali. Il maresciallo dei Carabinieri Osvaldo Antichi, nativo di Modena, presiedeva all’incarico della stretta sorveglianza. In realtà, il 12 settembre 1943, giorno in cui ci fu la liberazione di Mussolini al Gran Sasso gli agenti di custodia non opposero alcuna resistenza all’esercito tedesco atterrato a Campo Imperatore con gli alianti per liberare il Duce.
Eppure, il tenente Alberto Faiola, Comandante dei Carabinieri al Gran Sasso, fu encomiato per la sua piena aderenza alle disposizioni impartite. Non si deve però sottacere la questione inerente la turbolenza di quei giorni. Infatti, il periodo tra la seduta del Gran Consiglio e la liberazione di Mussolini a Campo Imperatore, è stato alquanto movimentato; la sfiducia al duce, il suo arresto, il trasferimento all’ isola di Ponza e poi all’ Isola della Maddalena e al Gran Sasso, la proclamazione dell’ armistizio ed infine l’abile colpo di mano dei tedeschi che liberano il duce e lo portano in Germania, dove Hitler lo costringe a creare la Repubblica Sociale Italiana.
Sulla posizione del Governo Badoglio e del Re riguardo le loro ambiguità è un dato storico pressoché consolidato.
Da parte tedesca i personaggi chiave per lo svolgimento delle vicende in questione, furono: il Generale della Luftwaffe Kurt Student (fondatore del corpo dei paracadutisti tedeschi), il Maggiore Mors, il Capitano Skorzeny e l’attendente di questi, il tenente Karl Radl.
Se in quel, liberate il Duce, fortemente ribadito dal Fuhrer, la propaganda tedesca aveva innalzato l’operazione Eiche, quale estremo tentativo nel cercare di risollevare le sorti di un conflitto bellico peraltro già segnato, nei fatti, occorre necessariamente ribadire a gran voce la totale assenza di reazione dell’esercito italiano.
Si deve anche menzionare della presenza all’incursione di un Generale italiano appartenente al Corpo della polizia. Si chiamava Fernando Soleti; era stato prelevato a Roma di forza dai Tedeschi e portato con gli alianti a Campo Imperatore.
Indubbiamente, tale espediente, contribuì a superare quegli attimi di incertezza che dominarono e caratterizzarono il comportamento degli agenti di guardia. Sul punto però, viene dato spazio ad una analisi di Alvise Valsecchi, il quale attentamente e in maniera documentata, ha analizzato l’effettivo dimensionamento storico dell’intervento delle forze germaniche nel periodo in cui, Mussolini era prigioniero al Gran Sasso. Di tutto questo, Vincenzo Di Michele peraltro già autore del Libro Io prigioniero in Russia, dove ha narrato la storia di un alpino nella II guerra mondiale sul fronte Russo – con oltre 50.000 copie vendute e conseguendo numerosi premi per la preziosa testimonianza storica – ha tracciato in maniera chiara, l’ effettivo svolgimento dei fatti in quei giorni non esimendosi dall’analisi di confronto con gli altri saggi storici .
Viene qui di seguito riportato l’indice e la Bibliografia del libro in oggetto Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso

INDICE
Prefazione
Mussolini al Gran Sasso: Nuovi elementi a sostegno della chiarezza storica
Gli spostamenti del Duce dopo il 25 Luglio 1943
Alcune considerazioni storiche su quel settembre 1943
La parabola discendente dell’impresa epica di Skorzeny
Il sospetto di un accordo per la consegna di Mussolini ai Tedeschi
La prigionia dell’ex Capo di Governo tra negligenze e informatori
I sostenitori di Mussolini
L’ assenza di reazione degli Agenti del Corpo di guardia
Campo Imperatore: Una fortezza inespugnabile
Il Tenente dei Carabinieri “Alberto Faiola”
La presenza dei miei parenti quando Mussolini era prigioniero sul Gran Sasso
Il Periodo Mussoliniano e le amicizie della famiglia Nisi
L’invito a Campo Imperatore del Tenente Faiola
L’interpretazione dei resoconti storici sulla presenza di Alfonso Nisi
Domenica, 12 settembre 1943: Il giorno della rimpatriata tra amici
Alfonso Nisi all’albergo di Campo Imperatore
La partita a carte con il Duce
Il tentato suicidio e la profezia dell’intervento dei Tedeschi
La liberazione e il ritorno a Fano Adriano
La voce del popolo sulla presenza di Mussolini al Gran Sasso
12 settembre 1943: Il racconto di un pastorello abruzzese
Gli alianti e i residui bellici
Dal fronte russo alle pendici del Gran Sasso: il ritorno a casa di un giovane abruzzese
Campo Imperatore : Una riflessione storica sull’intervento delle truppe germaniche
Cronologia dei fatti dal 25 Luglio al 12 settembre 1943

Intervista di Vincenzo Di Michele a Nelio Pannuti: l’agente di P.S. addetto alla vigilanza del Duce nel settembre del 1943, ha precisato fondamentali elementi sulla liberazione di Mussolini al Gran Sasso




  
Nelio Pannuti: l’agente di P.S. addetto alla vigilanza del Duce nel settembre del 1943




Intervista

Sulla liberazione di Mussolini al Gran Sasso nel settembre del 1943, Vincenzo Di Michele con la sua ultima opera ” Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso ” contrastando decisamente la versione dell’impresa audace ed eroica delle truppe tedesche a Campo Imperatore, ha fornito degli elementi inediti sulla mancata reazione da parte delle forze di sorveglianza nonché ha mostrato come l’ipotesi di un accordo tacito tra il Governo Badoglio e le forze tedesche era più che probabile. Proprio Nelio Pannuti, uno degli addetti alla sorveglianza di Mussolini a Campo Imperatore in quel settembre 1943 – menzionato peraltro espressamente nel libro “ Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso” , a proposito di una sua dichiarazione rilasciata in un’ intervista ove affermò l’esistenza di un ordine generico di “vigilare – vigilare ” impartito agli agenti di guardia – dopo aver letto attentamente la rivisitazione storica del Di Michele, è ritornato in argomento aggiungendo ulteriori particolari. Questo, il racconto in calce dell’ex agente di P.S. Pannuti: “Su quell’incursione dei tedeschi, qualcosa non quadrava in riferimento ad un’azione militare vera e propria. Sì è vero, gli alianti tedeschi atterrarono sul pianoro di Campo Imperatore e ci fu una loro irruzione, ma di fatto da parte nostra, non ci fu alcuna resistenza non avendo avuto nessun ordine circa una nostra possibile reazione, né esisteva alcun piano di difesa. In effetti, sembrava come se fosse un’azione concordata. A tal proposito ci fu un particolare che ancora adesso è fermo nella mia mente. Un volta liberato il Duce e prima della sua partenza per la Germania ebbe luogo un incontro tra noi e i tedeschi nella sala dell’albergo, tutti con le armi in spalla, pacificamente. Fu proprio allora che davanti ai miei occhi il Generale Soleti si avvicinò al Tenente Skorzeny e gli intimò di restituirgli la sua pistola. Tale intimazione fu ripetuta una seconda volta ad alta voce. Sta di fatto che Skorzeny dopo una titubanza iniziale infilò una mano nella giacca da cui estrasse una piccola pistola consegnandola al generale Soleti.
Riguardo poi all’ubicazione segreta di Mussolini quale personaggio inavvicinabile in quei giorni, in realtà è una storia da rivedere giacché nella bocca dei locali era pressoché nota l’ubicazione del Duce a Campo Imperatore. E al riguardo, non mancavano curiosi che fingendosi pastori, tentavano di sbirciare con gli occhi nell’albergo. Ricordo che un giorno, Mussolini si era allontanato per una piccola passeggiata nei dintorni dell’albergo in compagnia del Maresciallo Antichi. Ambedue si sedettero su un blocco di pietra ai margini del sentiero che portava ad Assergi. Erano a circa una decina di passi dal mio posto di guardia. Improvvisamente apparve, su questo sentiero, un gruppo di persone alle quali intimai di allontanarsi indicando loro, con un gesto della mano, un percorso della montagna direi piuttosto accidentato. Mussolini, che evidentemente aveva seguito la scena, mi disse ad alta voce:“ Agente, non fateli passare di là, potrebbero farsi del male”. Al che mi avvicinai al Maresciallo Antichi e gli chiesi che cosa dovevo fare, poiché la consegna era precisa:“ nessuno deve avvicinarsi a Mussolini”. Il Maresciallo Antichi, avvertendo il mio imbarazzo, mi rispose molto tranquillamente:“fai come ti ha detto, Sua Eccellenza”. Allora feci cenno a quelle persone di avanzare. Notai che i loro sguardi erano fissi su Mussolini mentre percorrevano il sentiero. Questo fatto avvenne circa tre giorni prima dell’azione dei parà tedeschi. A tal conto ricordo la presenza di alcuni personaggi che frequentavano l’albergo e che non erano né del corpo di guardia né facenti parte del personale dell’albergo. Queste persone rimasero diversi giorni nell’albergo stesso.
Più precisamente, uno di questi mi rimase particolarmente impresso poiché aveva sempre indosso una giacchetta quadrettata con un colletto a pelliccia.”
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